“Il mio più grande sogno?
Lasciare questo mondo meglio di come l’ho trovato”

La storia

Nelle popolazioni di alta montagna, il legame con la terra, è nel profondo dell’anima! Quasi ad assumere, nella sua potenza – carattere genetico, un po’ come nella profondità di un rugoso sguardo od il vigore di un’ossuta stretta di mano.

Possedere un appezzamento anche impervio, rubato alle rocce, conteso magari con altri “campagnards” del luogo, nel passato era sinonimo di ricchezza. Che sia un raro e fertile prato, impreziosito dal fortuito passaggio di un corso d’acqua, un campo da destinarsi alla coltivazione di segale o frumento, alla coltivazione di patate, o meglio, di un bosco ricco di legna di larice da riservare alla costruzione di un solido tetto o meramente da ardere per far fronte ai rigidi inverni tipici della quota, garantivano, un tempo, la sopravvivenza anche alle famiglie più numerose. Se poi la coltivazione di cereali di montagna così come i pascoli abbondanti di quel terrazzo naturale in “Vetan” (1760 m s.l.m.) potevano sostenere anche l’allevamento di alcuni bovini, era sinonimo della più sfrontata agiatezza: abbondanza di carne, latte e suoi derivati come formaggi e burro! E questo lo aveva capito bene Feli’ padre di nonno Abel. Quelle terre millenarie, di alta costa, già percorse da antichi popoli che dal più remoto nord raggiungevano il mare, avrebbero potuto essere un buon luogo in cui vivere e prosperare. I conflitti bellici poi dell’ultimo secolo tentarono di derubare di braccia agricole prestandole alle armi, un impoverimento che diede poi origine anche alle principali storiche emigrazioni nei paesi più ricchi: europei dapprima, come a Parigi in Francia per fare gli “ramouneurs” gli spazzacamini o gli “chauffeurs” autisti delle prime automobili dei nobili dell’epoca, o nel Belgio nelle più profonde e pericolose miniere di carbone, ma anche nel continente americano … diffondendo in terre straniere il vigore della nostra famiglia….: si narra di un certo Bochet, nipote, addetto alle cucine per esigenza, perse la vita nel tristemente naufragio del Titanic o la remota nostra parentela – ancora da verificare – con la Jacqueline Kennedy al secolo Bouvier, famiglia di origine di nonna Luise moglie di Abel…

La casata

Capostipiti di più famiglie, i Lale, tra le più antiche ed originarie di Saint-Pierre – ridente e soleggiato comune della Valle d’Aosta – curiosamente poi suddivisa in numerosi sotto-nuclei, legandosi ai Gerard, ai Murix, ai Lacroix o ai Castain, si dotarono nel tempo di proprietà terriere anche nel fondo valle dove realizzarono case padronali a garantire una sopravvivenza più sobria in inverno mantenendo le coltivazioni e l’allevamento in quota per i soli periodi estivi. Il boom economico portò poi l’ultima generazione, quella di mio padre Silvio a trovare occupazione in fabbrica siderurgica della “Cogne” o di zio Provino (del quale porto il nome) – mancato poi prematuramente in un incidente stradale – che proseguì gli studi diventando Maître d’hotel a Londra, senza mai, tuttavia, – come a mantenere una antica promessa – alienarsi delle terre di famiglia.

Oggi quelle stesse terre ospitano frutteti di mele, campi di patate e vigneti anche di recente costituzione e sono l’orgoglio e vanto dei LALE-DEMOZ.